Quasi quotidianamente in qualche tribunale d’Italia vengono omologati Piani del Consumatore o Accordi con i Creditori o vengono emessi Decreti di Apertura della Liquidazione ai sensi della Legge 3 del 2012, la Salva Suicidi. Tradotto in parole comprensibili a tutti, significa che ogni giorno in qualche tribunale italiano, un piccolo imprenditore, un artigiano, un agricoltore o un padre di famiglia esce con il sorriso sulle labbra certo che ha davanti a se la serenità che da tanti anni aveva perso a causa di debiti che non riusciva a pagare.
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Le storie di Marco, Fabrizio e Paola.
A Marco, quarantenne di Milano, la preoccupazione per i debiti aveva fatto perdere il sonno. Sul suo stipendio da impiegato pesavano le rate del mutuo sottoscritte con una banca e quelle di un prestito, stipulato con un’altra. Era convinto di vedere la sua casa finire all’asta. Invece, oggi vive ancora con la sua compagna, nel loro bilocale. Non ha appianato del tutto i debiti, ma potrà pagare il mutuo in tempi più dilazionati e contando su una riduzione sia del mutuo che del prestito. Fabrizio ha dimostrato di essere pronto a fare tutto il possibile per onorare i debiti. Occorreva, però, un piano per i pagamenti che fosse sostenibile. E la vendita del bilocale che lo avrebbe messo in mezzo a una strada non sarebbe stata conveniente neppure per le banche. Paola, invece, fino a qualche mese fa gestiva un bar a Milano, acquistato coi risparmi di anni di lavoro dipendente. Il giro d’affari, però, non si era rivelato quello sperato. Per pagare i fornitori era rimasta indietro con le tasse sul commercio, fino ad arrivare a un pesante debito con l’erario. Una situazione che sembrava senza vie d’uscita e che, invece, si è conclusa con un accordo che ha permesso a Paola, sostenuta economicamente dai genitori e da un’amica, di accordarsi coi creditori con una somma pari a circa il 10 per cento del debito. Non uno sconto, ma il massimo sforzo che Paola e la sua famiglia erano di grado di affrontare in quella situazione.
I casi di Marco e Paola non sono rari. Secondo i dati di Banca d’Italia, nel 2000 le famiglie indebitate non superavano le 200 mila. Uno studio presentato a giugno dalla Consulta nazionale antiusura parla di 1 milione 959 mila casi nel 2017 con un aumento di 682 mila casi in 10 anni. Scarsa conoscenza della gestione delle proprie finanze. Una comprensione superficiale dei processi di pagamento a rate e del loro reale costo. Oppure, eventi avversi, come la perdita del lavoro, della salute o spese improvvise non rimandabili. Sono tanti i motivi per cui le famiglie possono arrivare alla «crisi da sovraindebitamento». La procedura di sovraindebitamento è rivolta anche a semplici consumatori e lavoratori autonomi, oltre che a piccoli imprenditori e commercianti con attività escluse dalla procedura del fallimento. I debitori vengono aiutati dal «gestore della crisi», ovvero un consulente, a formulare una proposta di accordo con i creditori. Il debitore si impegna in un progetto con importi e tempi definiti per saldare in tutto o in parte i debiti e i creditori recuperano almeno in parte quanto dovuto.
Crisi da sovraindebitamento, saldo e stralcio al 10%
Il saldo e stralcio previsto dalla manovra 2019 contiene anche una misura che consente ai contribuenti in procedura di liquidazione prevista dalla legge sul sovraindebitamento di saldare i debiti versando un’aliquota del 10%.
La norma è contenuta nel comma 188 della legge 145/2018 e si applica alle sole persone fisiche per cui è stata aperta, alla data di presentazione della dichiarazione di cui al comma 189 della manovra, la procedura di liquidazione di cui all’articolo 14-ter della legge 3/2012 (salva suicidi).
Si tratta della norma che riguarda le crisi da sovraindebitamento dei soggetti non fallibili, ai quali cioè non si applica la legge fallimentare.
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Legge salva suicidi
La legge 3 del 2012, meglio nota come legge salva suicidi per i contribuenti in crisi da sovraindebitamento è attualmente una delle misure più valide per aiutare i contribuenti in difficoltà economica.
In un periodo in cui si fa un gran parlare di condono, rottamazione delle cartelle o pace fiscale, impariamo a conoscere cosa prevede la legge n. 3 del 2012 sul sovraindebitamento analizzandone il testo.
Non sono pochi i privati cittadini che, a causa di eventi eccezionali e di particolari situazioni di crisi economica, non riescono più a pagare i propri debiti e si chiedono se esiste una via d’uscita.
Il testo della legge 3/2012 sul sovraindebitamento prevede la possibilità per i cittadini che non riescono più a pagare i propri debiti di stipulare un piano di pagamento verso i creditori ricorrendo ad un tribunale e ad esperti.
L’articolo 7, capo II della legge 3/2012 recita:
Il debitore in stato di sovraindebitamento puo’ proporre ai creditori, con l’ausilio degli organismi di composizione della crisi di cui all’articolo 15 con sede nel circondario del tribunale competente ai sensi dell’articolo 9, comma 1, un accordo di ristrutturazione dei debiti sulla base di un piano che assicuri il regolare pagamento dei creditori estranei all’accordo stesso, compreso l’integrale pagamento dei titolari di crediti privilegiati ai quali gli stessi non abbiano rinunciato, anche parzialmente, salvo quanto previsto dall’articolo 8, comma 4. Il piano prevede le scadenze e le modalità di pagamento dei creditori, anche se suddivisi in classi, le eventuali garanzie rilasciate per l’adempimento dei debiti, le modalità per l’eventuale liquidazione dei beni. Fermo restando quanto previsto dall’articolo 13, comma 1, il piano può anche prevedere l’affidamento del patrimonio del debitore ad un fiduciario per la liquidazione, la custodia e la distribuzione del ricavato ai creditori.
In sostanza, la legge salva suicidi è la possibilità per i privati cittadini, ovvero artigiani, agricoltori, commercianti di rivolgersi al tribunale a seguito di una crisi da sovraindebitamento. In caso di situazione di effettiva difficoltà economica e a seguito degli accertamenti di giudice ed esperto contabile, il privato cittadini potrà accedere ad un piano di rientro creditizio commisurato a debiti ed averi del debitore.
I creditori, dall’altra parte, non riceveranno l’intera somma cui hanno diritto, ma solo la parte che realisticamente il debitore può permettersi di pagare. Condizione perché il piano di rientro venga avviato è che esso venga accettato da almeno il 60% dei creditori.
Tra i creditori si possono annoverare anche le banche: se, a titolo esemplificativo, un privato ha contratto un mutuo di 100mila euro che non riesce più a pagare a causa di un’effettiva difficoltà economica, egli può proporre all’istituto una riduzione della somma. Molto spesso alla banca, a causa della crisi che affligge il settore immobiliare, converrà infatti raggiungere un accordo con il cittadino che vendere l’immobile all’asta.
Lo stesso discorso vale per Equitalia che non potendo effettuare un pignoramento sulla prima casa riuscirebbe a rientrare in possesso di una parte della somma. Per quanto riguarda i fornitori la legge salva-suicidi prevede delle agevolazioni fiscali dovute al fatto che essi percepiscono delle cifre inferiori rispetto a quelle pattuite precedentemente. Insomma, da un lato il cittadino potrà ripagare i propri debiti in base a quanto realisticamente può permettersi, dall’altro i creditori riusciranno a recuperare parte dei propri soldi.
Quali sono le regole e le condizioni per i debitori che decidono di ricorrere alla legge salva suicidi, 3/2012? Di seguito il testo della legge 3/2012 da scaricare e una sintesi di cosa prevede la normativa sul sovraindebitamento e le disposizioni da rispettare.
Legge 3/2012 salva suicidi: testo, regole e disposizioni
Per risolvere crisi da sovraindebitamento ricorrendo alla legge salva suicidi 3/2012 è opportuno specificare cosa prevede nel dettaglio la normativa di riferimento, ovvero il testo di legge.
Le disposizioni delle legge salva suicidi si rivolgono ai soggetti non fallibili, ovvero privati che non svolgono attività professionale o imprenditoriale (o che, pur svolgendole, hanno contratto debiti per motivi estranei ad esse) e ad enti e imprese che non svolgono attività commerciale e che quindi sono escluse dalla possibilità di ricorrere alla Legge Fallimentare.
Esclusi dal piano di rientro e il pagamento del debito in base alla propria concreta disponibilità i soggetti sottoposti a procedure concorsuali, coloro che hanno usufruito della legge negli ultimi 5 anni o che, pur ammessi ai benefici, ne sono decaduti per insolvenza e coloro che non hanno prodotto la documentazione utile a quantificare il debito e a ricostruire la propria situazione patrimoniale ed economica.
In caso di crisi da sovraindebitamento, il privato dovrà consegnare al tribunale e al commercialista chiamato a quantificare debito e beni a disposizione, tutta la documentazione necessaria per stabilire tempi e modalità di pagamento del debito. Per la redazione del piano di rientro il debitore dovrà mettere a disposizione i propri beni e patrimonio e, mediante accordo con i creditori, stabilire tempi e misura del pagamento.
Nel testo della legge salva suicidi 3/2012 si leggono tre diverse modalità di assolvimento dei propri doveri nei confronti dei creditori, ovvero:
- piano del consumatore: è il debitore, ovvero il privato cittadino, a proporre un piano di pagamento rateizzato dell’importo dovuto ai creditori; la proposta dovrà essere approvata dal Giudice;
- accordo del debitore: enti e imprese non fallibili presentano il proprio piano di pagamento che dovrà essere accettato dal 60% dei creditori e approvato dal Giudice;
- liquidazione del patrimonio: il debitore cede il proprio patrimonio per il pagamento del debito, nella misura delle proprie reali disponibilità. I beni esclusi dalla cessione al creditore sono quelli non pignorabili, i crediti necessari per alimentazione e mantenimento, e quelli derivati da stipendio nella misura di quanto necessario per il mantenimento della famiglia.